Lorenzo Zelaschi
Photography

MATER

Committente: Centro Missionario Diocesano di Bergamo   Data: settembre-ottobre 2019   Luogo: Parte amazzonica della Bolivia del nord.

Era il 14 settembre 2019 quando, da La Paz, arrivai a Riberalta nella parte amazzonica della Bolivia del nord.
Avevo accettato con piacere l’incarico del Centro Missionario Diocesano di Bergamo per collaborare all’interno del grande progetto – Sinodo per l’Amazzonia (Roma ottobre 2019) – fortemente voluto da papa Francesco, ed eccomi arrivato alla Missione, dove Monsignor Eugenio Coter gestisce tuttora il Vicariato Apostolico del Pando.

Da là mi sarei poi mosso nella zona amazzonica del rio Negro, inoltrandomi nella foresta per centinaia di chilometri, accompagnando Suor Ciria e la sua assistente nella loro visita annuale a varie comunità. Per otto giorni ho vissuto insieme a loro.
Il suo compito principale: tenere le fila della vita spirituale di quell’area di mondo, e intrecciare con delicatezza il proprio bagaglio religioso alle tradizioni spirituali indigene, profondamente radicate nel culto animista della terra e della foresta.

Abbiamo viaggiato con una vecchia jeep su piste immerse nel fango, e a volte abbiamo attraversato il rio Negro su una chiatta, approdando a minuscoli villaggi isolati come satelliti da quella che viene comunemente chiamata “civiltà”, e completamente avvolti dalla lussureggiante vegetazione della foresta. Abbiamo mangiato e dormito insieme agli abitanti di quei mondi nascosti, accompagnati dai loro sorrisi e dall’accattivante semplicità del loro vivere.

In quel territorio convivono 29 popoli indigeni dediti a caccia, pesca e agricoltura. Rispettano la natura secondo le loro antiche tradizioni; più precisamente, la foresta ed il suo spirito dimorano da sempre al loro interno, ed essi stessi non sono altro che un’estensione della foresta.
Quel modello di vita è purtroppo minacciato dalle grandi realtà economiche esterne, per le quali vengono bruciate ogni giorno porzioni di foresta.

Da quanto ho potuto osservare, la guida e il contributo – spirituale, ma anche di natura prettamente pragmatica – che Suor Ciria offre agli abitanti di quelle comunità, è schietto e sincero, e verte alla fusione armonica tra il credo religioso da lei portato e le tradizioni spirituali indigene. Così il mio fotografare, momento dopo momento, si è soffermato sui lineamenti forti e affascinanti di queste incredibili persone – la cui indistruttibile umanità traspare ad ogni espressione, radicata nel loro essere come le radici di un albero – e sui loro gesti, su momenti di preghiera e di lavoro, su quelli di svago, sulle abitazioni.
In sottofondo – o a volte vera protagonista – stava sempre la Natura meravigliosa che come l’utero di una madre custodisce tutti noi con amorevole fermezza, proprio come Suor Ciria con le sue comunità.

 

Commitee: Diocesan Missionary Center of Bergamo   Date: September-October 2019    Place: Amazonian part of northern Bolivia. 

It was September 14, 2019 when, from La Paz, I arrived in Riberalta in the Amazonian part of northern Bolivia. I had accepted with pleasure the assignment of the Diocesan Missionary Center of Bergamo to collaborate within the great project – Synod for the Amazon (Rome October 2019) – strongly desired by Pope Francis, and here I am at the Mission, where Monsignor Eugenio Coter manages still the Apostolic Vicariate of Pando. From there I would then move to the Amazonian area of ​​the Rio Negro, entering the forest for hundreds of kilometers, accompanying Sister Ciria and his assistant on their annual visit to various communities. For eight days I lived with them. His main task: to keep the strings of the spiritual life of that area of ​​the world, and delicately intertwine his religious baggage with indigenous spiritual traditions, deeply rooted in the animist cult of the land and the forest. We traveled in an old jeep on tracks immersed in mud, and sometimes we crossed the Rio Negro on a barge, landing at tiny villages isolated as satellites from what is commonly called “civilization”, and completely enveloped by the lush vegetation of the forest. We ate and slept together with the inhabitants of those hidden worlds, accompanied by their smiles and the captivating simplicity of their life. In that territory there are 29 indigenous peoples dedicated to hunting, fishing and agriculture. They respect nature according to their ancient traditions; more precisely, the forest and its spirit have always lived within them, and they themselves are nothing more than an extension of the forest. That model of life is unfortunately threatened by large external economic realities, for which portions of the forest are burned every day. From what I have been able to observe, the guidance and contribution – spiritual, but also of a purely pragmatic nature – that Sister Ciria offers to the inhabitants of those communities, is sincere and sincere, and concerns the harmonious fusion between the religious belief she brought and the indigenous spiritual traditions. So my photography, moment after moment, focused on the strong and fascinating features of these incredible people – whose indestructible humanity shines through every expression, rooted in their being like the roots of a tree – and on their gestures, on moments of prayer and work, on those of leisure, on housing. In the background – or sometimes the true protagonist – there was always the wonderful Nature which, like a mother’s womb, guards all of us with loving firmness, just like Sister Ciria with her communities.